giovedì 28 agosto 2025

DUE NOVEMBRE di Paolo Secondini


La nonna accende due ceri sul davanzale della finestra, piccoli e gialli come la polpa di un melone. La loro fiammella tremola all’aria della sera, si contorce, si assottiglia, quasi si estingue, poi si ravviva, tremola ancora.

«Nonna,» le chiedo, «perché quei ceri?»

«Per rischiarare il cammino ai defunti che vanno in processione. Tu non li vedi ma loro son lì, nella strada, e vedono te. Tu non li senti ma cantano in coro le lodi del Signore.»

Il pensiero di essere visto dai defunti, che immagino orribilmente spettrali, mi atterrisce.

Mi ritraggo dalla finestra (sento il mio cuore battere all’impazzata) e stringo le braccia attorno alla vita della nonna e premo il mio viso contro il suo petto rassicurante. Trattengo il respiro, chiudo gli occhi, serro le labbra. Dopo un poco sento la mano di lei accarezzarmi i capelli, la sua voce parlarmi con dolcezza:

«Non temere, piccolo mio! I morti non sono cattivi, non fanno alcun male. Si trovano tutti nella grazia di Dio.»

Le sue dita si muovono soavemente tra i riccioli della mia testa.

Non del tutto tranquillizzato, mi discosto dalla nonna e torno alla finestra per gettare lo sguardo nella strada, a destra e a sinistra…

Non vedo che ombre serene della sera.

«Ma perché i morti vanno in processione?» domando apprensivo. «Cosa vogliono, nonna?»

Mi accarezza di nuovo i capelli poi, con voce dolce, tranquilla:

«Il due novembre,» dice, «ripercorrono i luoghi in cui vissero un tempo, da uomini vivi, per rivedere le strade, le case, i loro cari. Non vogliono altro che noi siamo buoni, e pregano tanto per la nostra salvezza.»

«Oh!» L’esclamazione mi sfugge di bocca: sembra quasi un suono non mio, ma venuto da lontano.

La nonna mi prende il viso tra le mani e, per un istante, mi fissa negli occhi; poi si curva a baciarmi la fronte. «Piccolo mio,» sussurra alla fine, «la nonna ti vuol tanto bene. È qui con te. Ella ti stringe tra le braccia. Ma fino a quando?» Rimane in silenzio per soffocare un tremito lieve nella voce. «Un giorno,» aggiunge, «accenderai anche tu dei ceri sul davanzale della finestra… li accenderai per la nonna.

 

 

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