Estate1960. Sabato notte.
Le
ruote dei carri producono grande rumore nella strada. È un frastuono continuo,
stridente. Non si può non destarsi dal sonno. Si rimane in ascolto, immobili,
distesi sul letto.
Il
fragore dilaga; cresce di intensità.
Altri
carri giungono in fondo alla strada. Hanno ruote pesanti, cerchiate di ferro, e
sono trainati da buoi o muli o somari.
Tutta
la via, ora, risuona del loro rumore.
Nessuno
si alza dal letto, né si affaccia alla finestra, né scruta, curioso, tra le
strette fessure delle persiane. Nessuno si mostra sull’uscio, né protesta, né
impreca.
Da
anni si è abituati a questo rumore che si ripete ogni sabato notte e prelude al
mercato della domenica mattina.
I
carri arrivano dalla campagna carichi di grossi canestri di frutta, legumi e
verdura. A guidarli son contadini dai volti scavati, magri, dalle guance
coperte di barba incolta e nera, dalle spalle ricurve.
Le
loro membra sembrano gracili, malaticce. In realtà in quei corpi, fatti di
ossa, muscoli e fibre nervose, c’è grande energia, come rivela la forza nelle
braccia e nelle gambe anche quando son vecchi.
Nell’aspetto
le donne non sono diverse dagli uomini: abiti stinti, rattoppati; mani grosse e
callose; visi bruciati dal sole e pieni di rughe (sembrano solchi in campi
riarsi); capelli senza colore né forma: quasi grovigli di stoppa…
Il
frastuono delle ruote cessa di colpo.
Non
appena i carri son fermi, i contadini saltano giù di cassetta. Le donne,
rimaste di sopra, spingono verso l’estremità senza sponda i canestri, che gli
uomini, in due o tre, a seconda del peso, afferrano e posano sul marciapiede
disponendoli in fila, uno a fianco dell’altro.
«Dài,
spingi!»
«Attento
a non farlo rovesciare.»
«Più
forza in quelle braccia!»
«A
destra, a destra.»
«Tieni
ferma la mula.»
«Coraggio,
Rosina!»
«Forza,
forza!»
«Così!»
«Va
bene!»
«Piano!»
«Ecco,
ci siamo!»
Come
tutti i canestri son sistemati, lungo il bordo del marciapiede, ricomincia il
fragore dei carri – ancora guidati dagli uomini – che riprendono strada verso
campagna.
Le
donne, invece, restano lì, sul posto: hanno davanti qualche ora di sonno –
distese per terra o sedute, la testa reclina – vicino alla frutta, ai legumi,
alle verdure, prima che spunti il giorno; prima che la strada si riempia di
gente: uomini, donne, bambini, e risuoni di voci e grida di paese.
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