Mite,
gentile, generoso (come ci viene tramandato), Costanzo fu vescovo di Aquino nel
VI secolo, un periodo storico assai turbolento dal punto di vista politico e
militare. La nostra penisola, infatti, conobbe dapprima l’invasione degli Ostrogoti,
poi la cruenta guerra tra Bizantini e Goti e infine la devastante invasione dei
Longobardi. Di fronte a tali calamità, Costanzo diede prova di straordinaria
forza spirituale, grazie alla quale fu di grandissimo aiuto alla comunità
aquinate, specie quando carestie e pestilenze non la risparmiarono.
Purtroppo,
di Costanzo abbiamo scarse notizie biografiche: ignoriamo perfino il suo luogo
di nascita.
Egli
ebbe ad Aquino la sede vescovile (probabilmente in un palazzo adiacente alla
cattedrale), prima che questa fosse trasferita, almeno dal punto di vista
operativo, a Pontecorvo, precisamente con il vescovo Filippo Filonardi (1588).
Le
poche informazioni su Costanzo, giunte fino a noi, ci sono tramandate da
Gregorio Magno nel libro dei Dialoghi, dove sono però riportati soltanto due
episodi relativi alla vita del vescovo. Di questi episodi Gregorio non fu
testimone diretto, essendo piuttosto giovane quando Costanzo morì. Li apprese, in
seguito, da alcuni chierici di Aquino, da monaci dell’abbazia di Montecassino e
da altre fonti locali.
In
questi episodi, egli volle soprattutto evidenziare due aspetti eccezionali di Costanzo,
che contribuirono in modo determinante a definirne la figura: la santità e il
dono profetico.
Quanto
al primo episodio, Gregorio ci narra di un chierico aquinate che, posseduto dal
demonio, fu mandato da Costanzo perché lo liberasse dal maligno. Ma siccome il vescovo
riteneva di non essere degno né in grado di esorcizzarlo (in quanto mancava di
poteri taumaturgici), volle che fosse accompagnato a Montecassino da Benedetto da
Norcia. Di questi (con cui ebbe sempre degli ottimi rapporti), Costanzo riconosceva
l’assoluta purezza di spirito, che lo rendeva più vicino a Dio di qualsiasi
altro uomo e la capacità di operare miracoli.
Non
appena il chierico fu finalmente liberato dal demonio, non solo si riconobbe la
santità di Benedetto, ma anche quella di Costanzo, in virtù della sua umiltà e fede
incrollabile.
Il
secondo episodio rivela l’esistenza di doti profetiche in Costanzo che,
sentendo avvicinarsi l’ora della sua morte, predisse che dopo di lui vescovo di
Aquino sarebbe stato eletto uno stalliere e, successivamente, un tintore. E
infatti avvenne che, morto Costanzo, fu nominato vescovo il diacono Andrea, ex
stalliere, e dopo di questi un tale Giovino, ex tintore.
Dopo
la loro morte, trascorse moltissimo tempo prima che Aquino avesse un nuovo vescovo.
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