’Aquino
medioevale è leggibile da diverse prospettive tra le quali quella religiosa in
senso cristiano.
Gli studi
concordano nel dire che la città di Aquinum ha subito un
ridimensionamento urbano e uno spostamento del suo centro progressivamente da
nord-ovest verso sud-est: dal centro della città romana, a quella tardo-romana
e tardo-antica (secoli III-VI d.C.), a quella della prima fase medioevale
ancora a nord-ovest dei laghi (finita nel 1252), fino a quella medioevale (da
circa il X secolo), ubicata oltre i laghi, a sud-est, quindi in un luogo più
difendibile, il castello dei conti longobardi di Aquino.
Per ricostruire
questa evoluzione della città un itinerario significativo è quello “delle
cinque cattedrali”: la più antica, intitolata a S. Pietro Apostolo (da cui il
toponimo della zona: S. Pietro Vetere) e identificata tradizionalmente con i
resti del santuario di Giunone Populonia (noti erroneamente come quelli del Capitolium),
con tracce di affreschi cristiani; la seconda, denominata di San Costanzo,
detta “Vecchia”, nota anche come Santa Maria degli Angeli; la terza – provvisoria – nel borgo, dedicata
a S. Pietro (presso l’attuale ingresso del parco storico-naturalistico del
Vallone, fino al 1742); la quarta, ossia la cattedrale intitolata a San
Costanzo e detta “Nuova”, iniziata nel 1742, inaugurata nel 1744 e distrutta
nel 1944; la quinta, l’attuale basilica concattedrale di San Costanzo e San
Tommaso, costruita nel dopoguerra nella piazza principale della città moderna.
Esse – prima nell’antica
diocesi di Aquino, oggi nella diocesi di Aquino-Pontecorvo-Sora-Montecassino –
testimoniano l’antica e profonda continuità della vita, religiosa, culturale e
politica della città.
Un caso
particolare nella topografia cristiana medioevale è l’ubicazione di Santa Maria
della Libera - non con il titolo di cattedrale - in un punto intermedio tra i
due centri e i due laghi: essa sorge in un’area elevata, anticamente occupata
dalla necropoli orientale di Aquinum, poco distante dall’Arco onorario
di Marcantonio, eretto sulla Via Latina e da tempo alveo del Rio Le Sogne. Non vengono citati in questa scheda
altri edifici cristiani che devono essere trattati necessariamente in un
discorso a parte.
Infatti, ci
si vuole soffermare in particolare su questo
settore della città medioevale (III-VI secolo/1252), che è particolarmente
interessante perché vi si colloca la seconda cattedrale di Aquino, dedicata a
San Costanzo: si tratta di un edificio religioso che risulta frequentato fino
al XVII secolo, quando sarebbe stato abbandonato a causa di probabili
danneggiamenti dovuti ad un terremoto. Tale continuità è in contrasto
con la questione dell’intervento distruttivo operato nel 1252 da
Corrado IV di Svevia: come sarebbe sopravvissuta una cattedrale in una supponibile
situazione d’isolamento rispetto al castello comitale? La presenza materiale di questa
cattedrale fino al 2015 era testimoniata soltanto da un muro diroccato sul
quale si intravedeva appena un affresco “con Madonna tra angeli”,
da cui la moderna denominazione. Il muro in questione insiste su un
terreno privato: nel 2015 il Museo di Aquino in collaborazione con la Sabap
di Frosinone-Latina, l’Accademia di Romania e la Facoltà di Ingegneria
dell’Università di Cassino ha effettuato una campagna di scavo
per individuare la chiesa ed eventualmente una costruzione preesistente.
Le ricerche hanno potuto sondare soltanto due punti.
I due punti indagati però
hanno dato dei risultati importanti e riferibili forse a due fasi diverse: nel
primo saggio il ritrovamento di reperti musivi hanno consentito di ricostruire
almeno quattro fasi di pavimenti di stile cosmatesco, nell’arco del XII secolo;
in un secondo saggio, verso settentrione, è stata individuata un’abside
circondata esternamente da una serie di tombe a cista, contenenti anche più
inumati, purtroppo privati di corredo già in antico e, a quanto notato, violati
anche in tempi successivi.
Quanto rilevato dallo scavo
ha aperto prospettive interessanti in relazione ad un centro religioso e
culturale sviluppatosi prima intorno alla figura e poi intorno alle reliquie di
San Costanzo Vescovo. Indizi di un vivace scriptorium aquinate, collegato
ad un’abbazia di S. Costanzo, si rilevano su documenti redatti nel VI secolo e,
in seguito, nei secoli XII-XIII. Particolarmente importante è una testimonianza
letteraria: un certo monaco Dulcitius ha lasciato traccia di sé su un
codice che contiene un testo di S. Ilario di Poitiers: lo avrebbe letto,
emendato e commentato, come risulta dalla nota (= Dulcitius Aquini legebam)
su un codice papiraceo della metà circa del VI secolo (556-560), conservato
nella Biblioteca Nazionale di Vienna (2160).
Il
fatto che un manoscritto così importante e antico, risalente alla prima metà
del VI secolo, si possa collegare allo scriptorium
aquinate è chiaro indizio della vitalità, dell’autorevolezza e del prestigio
dei luoghi legati alla figura di San Costanzo Vescovo.
Nota dell’autrice: Questo testo è una versione, adattata e sintetizzata, delle pp. 23-29, redatte dall’autrice per la “Guida alle collezioni del Museo di Aquino Khaled al Asaad”, a cura di Marco Germani ed Elisa Canetri, Roccasecca, 2023. Si fa presente che l’articolo e gli aggiornamenti proposti sono proprietà dell’autrice, curatrice del Museo di Aquino fino al 2023 e attualmente in qualità di ricercatrice autonoma: si chiede di citare la fonte, qualora si volesse divulgare oppure utilizzare il contenuto. Si fa presente che è disponibile, nella Guida citata, la bibliografia utilizzata. Qui per la foto della nota di Dulcitius (in corso di studio) si aggiunge intanto “Der Wiener Hilarius-Papyruscodex”, 2015, di Katharina Kaska.


Nessun commento:
Posta un commento