IL PALIO di Libero Marino
“Papà, guarda, sulla torre ci sono le bandiere”. Sono le parole
di mia figlia che, puntualmente, da dietro il vetro del finestrino della mia
auto, quando passiamo dalle parti del borgo medievale, mi indica – raggiante – quell’arcobaleno
di colori che fa capolino su uno dei posti più iconici della città. Quella
torre che – anticamente – rappresentava uno strumento di difesa e che oggi,
“mutatis mutandis”, è puro incanto per i nostri occhi, sontuoso biglietto da
visita della città. Aquino, in questo particolare segmento d’anno,
riscopre di colpo lo splendore e la magia: fermi tutti, c’è il Palio. E’ il momento solenne delle celebrazioni e delle tradizioni, e la comunità
aquinate si specchia orgogliosa nel proprio nobile passato: un esercizio che
serve a immaginare un altrettanto nobile futuro. Aquino è una terra di mezzo,
generosa e graziosa, situata a metà strada tra Roma e Napoli. Un luogo ricco di
storia e ammantato di blasone. L’antica Aquinum, un tempo, costituiva un crocevia
fondamentale, era snodo ineluttabile, passaggio obbligato. Non lo diciamo per
civetteria o per narcisismo: la storia insegna e la cronaca conferma. Il nostro
paese trabocca di tracce importanti un po’ ovunque: dalla celebre via Latina di
San Pietro Vetere (che un tempo costituiva l’agglomerato urbano cittadino) fino
al suo versante meridionale di San Marco e Filetti, tutto, qui, parla di
storia. Il Palio della Contea di Aquino è solo un puntino nella secolare storia
cittadina. Manifestazione giovane (tra pochi giorni andrà di scena l’ottava
edizione), è destinata a diventare tradizione che sarà tramandata di padre in
figlio. Perchè le nuove leve di oggi saranno i veterani di domani. Lo diceva,
del resto, anche il nostro Giovenale: “maxima debetur puero reverentia”, al
fanciullo bisogna portare grandissimo rispetto. Gli aquinati lo sanno e non
vogliono disperdere questo prezioso patrimonio, altrimenti darebbero ragione a
quel Cicerone che, al tempo della costruzione dell’arco di Marcantonio (I
secolo a.C.), li definì sprezzantemente stolti. Quell’arco eretto a ridosso di
un altro luogo simbolo cittadino, come la chiesa della Madonna della Libera, a
testimonianza dell’opulenza artistico-architettonica aquinate. Otto contrade,
dal 2014, si cimentano in giochi di destrezza e abilità ispirati alla
tradizione popolare. Tre giorni da brividi in cui la secolare agorà, piazza San
Tommaso (una delle tante cartoline aquinati), tornerà ad antichi fasti in un
tripudio di suoni e colori. Sarà, ancora una volta, una festa straordinaria con
tanti invitati. Intorno alla mezzanotte di domenica 7 settembre vedremo chi
spegnerà le candeline della torta. Fuor di metafora, la vittoria rappresenta
solo un mero particolare. A vincere, infatti, sarà un intera comunità, capace
di dare l’ennesima dimostrazione di compostezza e senso civico, in linea con i
valori incarnati dal Palio. Un evento unico e trasversale, i cui prodromi
possono rinvenirsi nei “Giochi senza frontiere” degli anni Ottanta. Una
comunità divisa dai giochi e dalla sana rivalità, che, però, in questo periodo
dell’anno si riscopre bellissima e coesa dietro a un unico denominatore:
l’aquinità. Che, tradotto, significa senso di appartenenza, fedeltà e
attaccamento alle proprie radici, affermazione forte di identità. Un ruggito
virulento di orgoglio, la cui eco si avverte forte lungo l’Italia dei tanti
comuni. Aquino si fa comunità, appunto, e va oltre gli steccati, facendosi
beffe delle immancabili polemiche e delle discussioni sterili. Il nostro
popolo, del resto, ne ha passate tante, ha, come si dice, le “spalle larghe”:
dominazioni, malattie, bombardamenti. Ma è stato anche fiorente Contea, che –
dal VIII al XV secolo – ha dominato i tanti paesi circostanti, ha battuto
moneta in epoca romana, ha dato i natali a gente come Pescennio Negro,
Giovenale e San Tommaso. Il grandissimo Santo di cui facciamo sempre vanto. Allora,
popolo aquinate, alzati in piedi e accingiti ad applaudire, comunque vada, i
tanti atleti che hanno sacrificato tutto, in questi lunghi mesi di preparazione,
per essere all’altezza del grande evento. Sostieni le otto formazioni
cittadine, rendi omaggio al Comitato organizzatore che, con l’ausilio
dell’amministrazione comunale, si appresta a confezionare un altro piccolo
miracolo. Auguri a tutti i contradaioli e ai loro sostenitori: tutta la città,
abbellita come raramente si vede, vi guarda. Onorate il Palio!
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