giovedì 13 aprile 2017

VERSO CANNETO di Vincenzo Pelagalli


“Affetti e pensieri
dell’anima mia…”
La Compagnia esce dalla Madonna della Libera intonando l’antico canto. Un canto in cui c’è tutta la fede, la devozione, l’amore che gli aquinati hanno sentito e sentono, di generazione in generazione, avviandosi in umile pellegrinaggio al Santuario di Canneto.
Chi resta, ascoltando il canto la notte della partenza, si sente preso da mille indecisioni e cerca di giustificare a se stesso l’assenza della Compagnia. Assenza che, in quei momenti, ha sapore di diserzione. E se ha la forza di resistere all’impulso di partire, quel canto, da richiamo, diventa evocazione. Evocazione di tempi lontani, di momenti, di volti, di voci.
Ritorna allora alla memoria il primo pellegrinaggio, cui ha partecipato, e, forse, anche il volto e la voce di chi per primo gli parlò di Canneto.
Io ricordo mia nonna. Mi parlava di sette montagne da salire e ridiscendere, di burroni, di cui non si vedeva il fondo; di un’acqua freddissima, che si doveva attraversare, non so quante volte, per diventare “comarelle”; dell’anello (o dell’orecchio) perduto in quell’acqua dalla Vergine e subito disciolto in mille stelline, che solo i meritevoli potevano ripescare, senza, peraltro, poter trarle fuori dall’acqua.
Mi raccontava del miracolo fatto dalla Vergine, quando un tale, non ricordo più chi, dopo anni che non riusciva più a dir parola, gridò, più forte degli altri l’Evviva Maria!, con cui la Compagnia salutava e saluta ancora l’apparire del Santuario. E qui la voce le s’incrinava un poco e gli occhi le si riempivano di lagrime.
Attraverso le parole di mia nonna ho vissuto il pellegrinaggio non una volta sola, ma cento volte, e mi sono diventate note le tappe e le soste della Compagnia.

 (Il brano è tratto da LA MIA CANNETO)

Nessun commento:

Posta un commento