(Foto: Planimetria dell’area occupata in origine
dal “campo di fortuna” di Aquino a margine di via Marconi )
Secondo
qualcuno era il 1917, e quindi era ancora in corso la Grande Guerra, quando ad
Aquino s’incominciò a parlare di areoplani. Ma perché? Perché una specifica
commissione a ciò preposta avrebbe individuato in questa località, così come in
prossimità di Frosinone, altrettante aree che ben si sarebbero potute
utilizzare, ovviamente previo opportuni adattamenti, per il decollo e
l’atterraggio degli aerei.
Se così fosse,
dovremmo apprestarci quanto meno a programmare eventi per celebrare come si
conviene il secolo di vita dello scalo aquinate e di quello frusinate. Il guaio
è, però, che, al di là di ciò cui si è accennato, mancano ulteriori fonti a
riguardo, cosicché per forza di cose bisogna procrastinare il centenario almeno
di una decina di anni e accontentarsi semmai di celebrare i novant’anni se è
vero che, intorno al 1926, come si legge in un giornale del tempo, ad Aquino è
stata “prescelta una zona molto propizia e adatta per il campo di Aviazione, in
cui, l'altro giorno, assai felicemente ha fatto il primo atterraggio il IV
apparecchio della 181 Squadriglia di Esplorazione, ricoverato nel magnifico hangar.
Si attendono altri apparecchi. Il campo stesso è fornito di stazione
radiotelegrafica.
A conferire poi
ulteriore credibilità a questa notizia ci sarebbero i documenti in possesso
dell'Ufficio Storico dell'Aeronautica Militare dai quali si apprende che “l’Aeroporto
di Aquino, sotto la data del 25 novembre 1926 venne classificato ‘campo di
fortuna’ alle dipendenze del Comando Aeroporto di Capodichino (Napoli).
Ma sono
soprattutto i giornali del tempo - ed è facile comprenderne il perché - a
dedicare grande attenzione al “campo”.
Su Il Mattino di Napoli (19 agosto 1926) si
legge: “Da alcuni giorni ha incominciato a funzionare questo campo di
atterraggio per aeroplani con annessa stazione radio. Il primo apparecchio a
discendere è stato l’R2-8525 proveniente da Napoli (Campo dì Capodichino) che è
stato entusiasticamente accolto dalla popolazione che era convenuta qui anche
da comuni limitrofi.
“Presto il
campo sarà corredato di tutto il necessario materiale per divenire scalo
intermedio di velivoli fra Campino e Capua.”
Un altro
cronista annota: “Aquino ha cambiato il volto ed è diventata una cittadina
allegra e civettuola che la sera si attarda fuori dalle abitazioni; essa ha l’onore
di ospitare la 121ma squadriglia di aviazione il cui comandante è il valoroso
capitano ed abile pilota Attilio Crotti. Gli altri ufficiali e sottufficiali,
che danno vita ed allegria ad Aquino, sono: maresciallo Guidi, serg. magg.
Monti, Pepe, Mosca; piloti: cap. Zanchi R. E., cap. Ricci R. E., tenente Napoleoni
R. A.; ten. Mallucci R. E., osservatori; maresc. Monti fotografo. Vi sono, inoltre,
due motoristi. Ci siamo ieri con i colleghi Minci, Guarracino e Renato Spano e
con l’Avv. Bruno Rocchi, con l’automobile del sig. Gennaro Bruno, personalmente
da lui guidata, recati ad Aquino per osservare il campo di aviazione.
“Mancavamo da
Aquino da tre mesi appena”, scrive, ancora, l’anonimo cronista su un giornale
ugualmente anonimo, “e con nostra somma meraviglia ed ammirazione abbiamo visto
il campo di aviazione, detto ‘di fortuna’ totalmente trasformato e ciò per
l'opera tenace, intelligente dell’ottimo comandante Crotti, simpatica figura di
pilota e di settentrionale. Il comandante ci ha ricevuti con somma cordialità e
ci ha fatto visitare gli apparecchi (in tutto 5). Ci ha parlato del modo con
cui e riuscito, con la sua tenace volontà, a trasformare l'hangar, due mesi fa
abbandonato a se stesso e quasi inesistente. Ha munito il campo di apparecchio telefonico,
radiotelefonico (sicché quando si vola si sta in costante comunicazione col
campo stesso), di frecce indicanti la direzione verso cui gli apparecchi devono
atterrare e di tante altre piccole cose che fanno di questo campo aviatorio uno
dei più importanti e meglio impiantati.”
Su un altro giornale
del tempo si legge: “Questa base di aviazione, dove ben sette apparecchi della
131.ma Squadriglia di ricognizione hanno preso parte alle esercitazioni
completive dei tiri di artiglieria nelle località della limitrofa Pontecorvo in
questa ridente valle del Liri, ha ricevuto elogi e congratulazioni per il
disimpegno delle loro mansioni dì concorso alla manovra medesima. Ed intanto ci
compiacciamo con i solerti comandanti capitano Ferroni e Martorana, nonché con tutti
gli altri ufficiali e sottufficiali della simpatica squadriglia che tanta vita
da a questo paesetto ma non possiamo trascurare il corpo degli specialisti i
quali con grande zelo concorsero alla bella e brillante riuscita, come il
motorista Daniele Luigi Natiello, i montatori Pirrozzi Gennaro e Vegliarne
Mario, il telegrafista Neri Alfredo, il capo movimento Baldisserotto Pietro
nonché il furiere Frau Salvatore.”
Il campo di
aviazione è, insomma, per Aquino, il fatto nuovo. Che appassiona ed
incuriosisce gli Aquinati e nello stesso tempo stimola la fantasia non solo dei
cronisti ma anche di chi, nel decantare le bellezze della propria terra, in un
manoscritto vergato in bella grafia ed anonimo anche questo, a proposito dell’aeroporto
afferma che esso “conferisce all’antichissima città un’importanza nuova ed una
variata bellezza per il contrasto tra le rovine del magnifico passato e le
metalliche e volanti e superbe costruzioni del presente che saranno ancora più
superbe nel futuro. Infatti è di notevole significazione, estetica e storica,
vedere una grande aquila fabbricata dalla mano dell'uomo d’oggi rombare
gagliardamente nell'azzurro del cielo conquistato, al di sopra di vecchie muraglie
ammantate di edera, sulle quali sono caduti tanti secoli e presso le quali si
svolsero trame di drammi giganteschi. Ed è bello, mollo bello, ammirare con
occhio d’artista l’azzurro aviere dagli occhi di fanciullo e dal polso d’acciaio
che siede, a sera, pensoso e taciturno, sulle pietre divelte di un tempio
millenario.”
Deve precisarsi
che la zona “molto propizia e adatta” di cui parla uno dei cronisti non è
quella oggi comunemente intesa come aeroporto bensì quell’area, per una
superficie totale di circa venticinque ettari, posta a sinistra di via Marconi,
la strada che conduce al cimitero, grosso modo compresa tra l’altezza di via
Turati e il cimitero stesso e delimitata sul lato opposto dalla vecchia ferrovia.
Il campo di
Aquino utilizzerà quest’area finché non verrà realizzato il nuovo impianto che
potrà avvalersi di una superfice molto più estesa dominata dall’antica Torre di
San Gregorio, un tempo cella benedettina ma poi sacrificata perché di ostacolo
all’attività aerea.
La costruzione
del nuovo aeroporto inizierà nel 1937 e non sarà ancora conclusa quando la
notte del 19 luglio 1943 l’impianto, comunque operativo, subirà il primo di una
lunga serie di bombardamenti aerei da parte dell’aviazione alleata.
Sarà il primo
atto bellico in assoluto che di fatto segnerà l’inizio della lunga stagione
della guerra nel Lazio meridionale.
Un evento,
insomma. Che le autorità locali, tranne qualche rarissima eccezione, ma soprattutto
perché sollecitati, non hanno mai considerato come tale, alla stregua, del
resto, del loro disinteresse per una rivitalizzazione dell’impianto stesso. E
non solo.
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